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Lucio Dalla, il significato segreto della famosa canzone “Caruso”

A 5 anni dalla morte di Lucio Dalla, gli utenti web di Napoli, lo ricordano con queste parole, pronunciate dall’autore sulla nostra meravigliosa città: “Io non posso fare a meno, almeno due o tre volte al giorno, di sognare di essere a Napoli. Sono dodici anni che studio tre ore alla settimana il napoletano. Perché se ci fosse una puntura da fare intramuscolo, con dentro il napoletano, tutto il napoletano, che costasse 200 mila euro io me la farei, per poter parlare e ragionare come ragionano loro da millenni”.

Per il cantante bolognese Napoli è una nazione sotto le sembianze di una città, ne ammirava le bellezze paesaggistiche e culturali, ma soprattutto la napoletanità dei suoi abitanti. L’artista in un concerto nel capoluogo campano se la prese con la cicogna che non lo aveva fatto nascere al Sud, aggiungendo che nella prossima vita avrebbe voluto essere un napoletano a tutti gli effetti e non solo importato. Lucio Dalla apprezzava a tal punto Napoli e la canzone napoletana che collaborò nel 2004 con Gigi D’Alessio, Gigi Finizio e Sal Da Vinci, tutti cantanti partenopei, alla composizione del singolo Napule, una dedica alla città e alla sua storia, molto ascoltata ancora oggi.

Non mancano precedenti della traccia dell’autore nella musica partenopea, infatti nel 1986, compose Caruso, canzone scritta in un albergo a Sorrento, con riferimenti a Dicitancello vuje, del tenore Enrico Caruso, a cui la composizione fu dedicata. Tantissimi i commenti e le dediche d’affetto dei napoletani su Facebook, fatte oggi, per l’anniversario della morte di Dalla: “Grande Lucio sei insieme a Pino così fate una bella serenata a Massimo in napoletano“.