Quella che vi sto per narrare è una storia di amore ed odio, di mistero e leggenda, conclusasi a Palazzo San Giacomo. E’ proprio a piazza Municipio, sul pianerottolo dello scalone centrale, nella sede del Comune di Napoli, che “Donna Marianna” ha trovato sistemazione definitiva. La testa di donna in marmo fu rinvenuta per caso, nel 1954, in un cantone di Piazza Mercato, vicino al mare. Subito si pensò, soprattutto grazie all’intervento di due scrittori vissuti all’epoca del ritrovamento, Carlo Celano e Giovanni Antonio Summonte, che si trattasse di una rappresentazione della Sirena Parthenope.
Nulla di più lontano dalla verità. In realtà, infatti, la scultura rappresentava una divinità pagana, Afrodite o Venere ed era, molto probabilmente, situata in un tempio dell’antica Neapolis romana. Nel Seicento però, poco dopo il suo ritrovamento a Piazza Mercato, il busto venne collocato su un piedistallo. I napoletani instaurarono sin da subito con la statua un rapporto di odio e amore. Durante le feste cittadine usavano adornarla con fiori e gioielli eppure sfogavano su di lei tutti i malumori di un popolo oppresso, poi tornata la calma rimediavano.
Fu così quindi che la rivolta di Masaniello, nel luglio 1647, “Donna Marianna” venne deturpata dal popolo riottoso che le staccò il naso e dalle soldataglie spagnole che, inferocite, le si scagliarono contro perchè simbolo della città. L’evento sconvolse così tanto i napoletani che decisero di dichiarare lutto cittadino. I marinai del mercato tentarono in tutti i modi di riparare i danni inflitti al busto senza però riuscirci. Il naso le fu ricostruito a regola d’arte solo nel 1879 grazie all’intervento di un patrizio napoletano, Alessandro di Miele il quale la fece sistemare su una base di piperno nei pressi della Chiesa di Sant’Eligio.
I guai per “Donna Marianna” erano ancora lontani dall’essere definitivamente risolti. All’orizzonte nuovi nubi nere iniziarono ad addensarsi. Siamo all’epoca della Repubblica Napolitana, nel 1799. Il governo provvisorio approvato ed appoggiato dal comandante dell’esercito francese, veniva considerato, a tutti gli effetti, uno stato satellite della Francia. Il popolo fedele a Casa Borbone non vedeva quindi di buon occhio il busto della statua il quale venne identificato con la “Marianna” simbolo della Repubblica Francese. A salvarla fu come sempre quell’atavico e misterioso senso di rispetto dovutole che la faceva ritenere sacra.
Purtroppo, durante il Secondo Conflitto Mondiale, la zona della Marina e le vicine strutture portuali, esattamente dove era stata sistemata “Donna Marianna” dopo il restauro, divennero gli obiettivi preferiti dei bombardieri i quali non facevano altro che sganciare in zona il loro carico di morte e distruzione. Ancora una volta il busto marmoreo dovette fare i conti con il destino crudele. La sfortunata vicinanza al porto, infatti, danneggiò ulteriormente la statua senza però distruggerla del tutto.
Fu solo nel 1961 che “Donna Marianna” poté dirsi definitivamente al sicuro. Quell’anno, infatti, la statua entrò a far parte della Collezione del Museo Filangieri. Dopo poco fu trasferita a Palazzo San Giacomo, dove attualmente ancora dimora, sempre su quel famoso pianerottolo dello scalone centrale… Il 24 giugno 2003 fu una data importante per “Donna Marianna” il busto poté, infatti, di nuovo tornare al suo antico quartiere perchè la statua fu posta all’entrata della Chiesa di San Giovanni a Mare.
Se il tempo non è stato magnanimo con la testa marmorea, non possiamo fare altro che intessere un discorso analogo sul rapporto instaurato tra i partenopei e ‘a Capa ‘e Napule. “Donna Marianna”, infatti, non godeva della stima dei napoletani. Probabilmente il suo aspetto non proprio all’altezza delle aspettative ( la testa grossa e informe ) suscitava una certa reticenza nella popolazione che, col tempo, aveva iniziato a schernire chiunque avesse gli stessi difetti fisici con il detto “Me pare donna Marianna, ‘a cape ‘e Napule“.
Quello che non è ancora chiaro è quando e perchè il busto di pietra venne battezzato dai partenopei come “Donna Marianna”. Le ipotesi sono molte e tutte in contrasto l’una con l’altra. Secondo alcuni, infatti, l’appellativo le fu affibbiato durante l’Ottocento quando la statua venne collocata di fronte la chiesa di Santa Maria dell’Avvocata. Altri, invece, sono fermamente convinti nel far risalire l’origine di questo nome alla “Marianna”, simbolo della Repubblica francese. Ognuno ha la sua storia e le sue ragioni ma ‘a Cape ‘e Napule ne ha sempre una più degli altri.