La prima persona è stata iscritta al registro degli indagati per Listopoli, lo scandalo dei nominativi fasulli all’interno di alcune liste elettorali. 9 sono le persone candidate a loro insaputa all’interno della lista civica “Napoli Vale” a sostegno della candidata PD alle scorse elezioni comunali di Napoli, Valeria Valente.
L’inchiesta guidata dal pm Stefania Buda e coordinata dal procuratore aggiunto Alfonso D’Avino, sta concentrando le ricerche proprio sulla lista civica a sostegno della Valente. Il primo a essere indagato per violazione della legge elettorale è un consigliere comunale che, stando a quanto si apprende, avrebbe commesso l’illecito il giorno prima della data di scadenza per presentare le liste, il 6 maggio 2016. Sarebbe lui la persona che ha approvato quelle candidature risultate, soltanto ora, fasulle, visto che gli iscritti non erano a conoscenza di esserlo.
Valeria Valente, intanto, a cui faceva capo la lista “incriminata”, sarà ascoltata dal pm Buda nella giornata di mercoledì come persona informata sui fatti. La candidata a sindaco di Napoli del PD, ha dichiarato di essere completamente estranea ai fatti e di confidare nel lavoro della magistratura:
“È tutto assurdo e strano, ho provato a farmi un’idea, ma non sono nelle condizioni di averla, ho chiesto accesso agli atti e ancora non li ho ricevuti. Confido nel lavoro della magistratura. Se ci sono state omissioni, si commini una pena giusta per un fatto che, in ogni caso, anche dettato da superficialità o leggerezza, è assolutamente grave”.
Elezioni comunali a Napoli, si allarga il caso delle liste truccate
Ha poi ipotizzato un complotto, sebbene non ne abbia la certezza, ha spiegato di non poter lasciare nulla al caso:
“Non mi piace pensare ai complotti, ma nelle condizioni in cui sono non escludo niente. Sarebbe l’ipotesi più triste, che mi amareggerebbe ancora di più, ma non posso escludere niente“.
Intanto Fulvio Martusciello, coordinatore vicario di Forza Italia a Napoli, ha sottolineato il fatto che la maggioranza dei candidati fasulli siano donne, ipotizzando che il motivo sia il rispetto delle quote rose:
“Candidati a loro insaputa sono tutte donne perché c’era obbligo di quota rosa. Non è un caso che quasi tutti i i candidati a loro insaputa siano donne, c’è infatti alle elezioni comunali l’obbligo di candidare un terzo di donne in lista. Non avendole probabilmente all’ultimo momento hanno scelto di inventarle. La lista senza le donne sarebbe stata esclusa. Poi un volta compilata la lista così, quei cognomi di candidati a loro insaputa sono stati usati per individuare il voto di qualche elettore che dovendo votare il candidato maschio ha messo la donna per far riconoscere il suo voto. Donne usate da una donna candidata a sindaco“.