Per molti Napoli è solo il simbolo della Camorra e della Monnezza. Questi stereotipi appartengono, purtroppo, soprattutto a coloro i quali amano i luoghi comuni e non possono vivere senza queste lacrimevoli certezze. Napoli però è molto altro ancora e lo dimostra ogni giorno, quando, ad esempio, ci si immerge nei vicoli della Sanità dove vissero Totò e dove fu ambientata la commedia che Eduardo sviluppò attorno al personaggio di Luigi Campoluongo, definito dallo stesso De Filippo come un “… pezzo d’uomo bruno che teneva il quartiere in ordine.”
Il ventre di Napoli pullula di vicoli scuri, cupi, umidi, ‘ammuffiti’, vicoli su cui si affacciano ‘e vasci, piccole abitazioni conosciute in tutto il mondo per essere poste al piano terra che presentano l’accesso diretto sulla strada. I vicoli, magia e mistero del capoluogo campano, simbolo del degrado ma anche di tanto decoro, decenza ed umiltà. E tra queste strade urbane secondarie molto strette ne spicca sempre qualcuna per storia, curiosità o qualche altro strambo dettaglio.
Come, ad esempio, via del Cerriglio; molto probabilmente da considerarsi il vicolo più stretto di Napoli dove, nella notte del 24 ottobre del 1609, fu aggredito e sfregiato Caravaggio. Quattro uomini segnarono per sempre il volto e l’animo dell’artista milanese che si vide costretto a fuggire non appena si rese conto di essere seriamente in pericolo. A nulla valse il suo tentativo perchè il pittore fu raggiunto, atterrato a pugni e a calci e sfregiato al volto con coltello dai misteriosi aggressori.
I loschi figuri poi sparirono nel nulla prima che il taverniere della famosa Locanda del Cerriglio, il signor Giansarvo, potesse chiamare la ronda di polizia. Il toponimo di questo stretto vicolo è da far risalire, quindi e molto probabilmente, alla presenza della Taverna ma le origini sul nome di questo locale sono, ad oggi, ancora avvolte dal mistero. Molte le ipotesi sull’argomento ma ancora nessuna veramente accreditata. Si pensa che nel luogo dove sorgeva la locanda esistesse un gruppo di querce, altrimenti dette in napoletano “ceriglio“.