Che Roberto Saviano non sia il detentore della verità e il portatore assoluto di morale su ciò che accade a Napoli, siamo d’accordo. Cosi come è vero che allo scrittore piace utilizzare, spesso, una sorta di populismo letterario quando si parla di camorra e illegalità. Le critiche all’autore di Gomorra, non sono manifestate con lo scopo di operare una censura nei suoi confronti o per sminuire il peso dei contenuti da lui espressi. Tuttavia non gli si può non contestare il metodo, almeno nel tecnicismo strettamente giornalistico.
Il mettere insieme alcune notizie, con gli atti delle procure, non vuol dire rivelare uno scoop o un’inchiesta ma semplicemente dar vita ad uno storytelling. In questo caso il libro è Napoli e i capitoli sono di argomentazione molto più vasta: politica, società, diritti civili, sicurezza, legalità. Ma in fondo Saviano non si può definire un cronista, piuttosto è un opinionista, un narratore.
Le sue capacità di scrittura e interpretazione dei fatti, sono esplose di nuovo grazie ad un servizio mandato in onda su Rai3 durante la trasmissione “Chi l’ha visto“. Nel filmato è stata mostrata l’intervista fatta ad un salumiere che lavora nel quartiere de La Duchesca, la zona dell’agguato di camorra contro alcuni ragazzi senegalesi e abusivi, colpevoli di non aver pagato il pizzo che gli avrebbe consentito di poter vendere merce contraffatta attraverso le loro bancarelle. Durante il raid è rimasta ferita una bimba di 10 anni.
Il caso, oltre a rimbalzare ovunque sui media comunicando per l’ennesima volta un’immagine di Napoli fatta di sangue e violenza, ha scatenato un litigio a suon di post pubblicati su Facebook, tra il sindaco Luigi De Magistris e lo stesso Saviano. Il commerciante, protagonista del servizio, ha lamentato l’assenza dello stato e delle istituzioni. È stata fatta in diretta TV, in prima serata, su un canale Rai, un’esplicita denuncia alle condizioni di degrado, illegalità e abusivismo, in cui versa quel quartiere della città. E la cosa più triste è che sono tante le zone di Napoli che si trovano in quello stato.
Saviano non ha perso tempo ed ha pubblicato un altro post sulla sua pagina Facebook, in cui ha dichiarato: “Adesso il comune cosa risponderà quest’uomo coraggioso? Esci dalla salumeria e vai a femmine? Esci per strada e riversati nel fiume di turisti? È evidente che la denuncia fatta da un onesto lavoratore cadrà ancora una volta nel vuoto e nel silenzio assordante delle istituzioni“.
Il riferimento all’offesa ricevuta dallo scrittore da parte del fratello del sindaco, Claudio De Magistris, è limpida e cristallina. Quest’ultimo, ha twittato in difesa del primo cittadino, il video dello sketch tratto dal film Ricomincio da tre di Massimo Troisi. In questa divertente e indimenticabile scena, l’attore di San Giorgio a Cremano invitava Robertino (un personaggio con evidenti problemi legati alla socialità) ad uscire di casa e andare a “toccare le femmine“. Ed ecco che emerge un ulteriore elemento che arricchisce la diatriba tra i Dema e Saviano: Claudio ha compiuto un atto, per quanto ironico, di cattivo gusto. Non solo, ha fornito allo scrittore un assist perfetto da utilizzare per attaccare il sindaco e l’amministrazione. Insomma un vero autogol per gestisce la comunicazione del sindaco.
Quindi, come già affermato in un precedente articolo, la verità è nel mezzo. Non sta dalla parte di un’amministrazione che sa gongolare soltanto sui numeri legati al turismo e che poi si dimostra inadeguata nel gestire situazioni ben più gravi ed urgenti. Perché se la sicurezza del territorio è di competenza nazionale, il presidio dello stesso e la lotta al degrado e all’abusivismo (attraverso l’utilizzo della polizia municipale), sono sotto la giurisdizione comunale.
Cosi come non si può dare ragione a prescindere a Saviano che evidentemente non ha intenzione di voler distendere in toni di una questione che sta crescendo, diventando sempre più spiacevole. L’incontro e il confronto tra le parti è sempre più lontano, mentre la Napoli del lungomare liberato ride e quella di Forcella, Pianura, Ponticelli piange. Proprio come la maschera greca dalle due facce che rappresentano insieme la commedia e la tragedia. L’eterna contraddizione della città, ricchezza e condanna allo stesso tempo.