Un nuovo studio sui Campi Flegrei fa emergere alcune rivelazioni inquietanti sul futuro del supervulcano. In pratica i gas rilasciati dal magma nella caldera starebbero per raggiungere un punto critico di pressione tale da determinare un’instabilità del vulcano stesso.
Lo studio è stato condotto dall’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV), in collaborazione con l’Università di Palermo, l’Università Roma Tre e l’Université de Savoie Mont Blanc a Chambery, in Francia ed è stato pubblicato sulla rivista Nature Communications. La scoperta non deve però creare allarmismo in quanto non esistono dati certi che possono far pensare ad un’eruzione imminente.
Giovanni Chiodini, dirigente di ricerca INGV, ha spiegato: “In particolare, nel nostro studio viene dimostrata per la prima volta l’esistenza di un valore critico di pressione attorno al quale, per ogni tipo di magma, la quantità totale di fluidi rilasciati aumenta di oltre un ordine di grandezza; in queste condizioni critiche, il magma rilascia notevoli quantità di acqua, in stato di vapore ad alta temperatura, che sono iniettate nelle rocce interposte fra il magma e la superficie. Le rocce, riscaldate dalle grandi quantità di vapore, si indeboliscono, perdendo la loro resistenza meccanica, determinando un’accelerazione dell’unrest verso condizioni critiche. D’altro canto, la perdita di acqua rende il magma più viscoso e ne rallenta la risalita, anche fino a farlo arrestare“. Questo processo genererebbe un’indebolimento della copertura ossia favorirebbe l’eruzione del vulcano tra le altre cose.
ESPERTO VULCANOLOGO DESCRIVE COME SCOPPIERÀ IL VESUVIO
I Campi Flegrei, circa 39.000 anni fa, furono lo scenario della più grande eruzione vulcanica avvenuta in Europa negli ultimi 200.000 anni. Solo in seguito a questo avvenimento si formò la caldera (ampia depressione dovuta allo sprofondamento del terreno). Durante gli anni ’50 si sono verificati poi fenomeni come il bradisismo che hanno dato segnali di risveglio del supervulcano. Nel 2012 lo stato di attività è passato da “verde” (quiete) a “giallo” (attenzione scientifica). Nel mese di novembre infatti sono stati registrati tre terremoti di bassa magnitudo e ciò fa tenere ancora più sotto osservazione l’area che si trova ad uno stato di allerta più preoccupante rispetto a quello del Vesuvio. La preoccupazione maggiore resta capire se ci sarà un’eruzione e come prevederla, ma a questo quesito gli esperti rispondono che: “non è possibile prevedere quando ci sarà la prossima eruzione ma tuttavia tenendo sotto osservazione un vulcano è possibile rilevare con ampio anticipo l’insorgenza di fenomeni precursori, che generalmente precedono un’eruzione“. Prima di un’eruzione si verificano infatti sciami sismici, deformazioni del suolo e variazioni dei gas emessi.
CAMPI FLEGREI: I CONFINI DELLA CALDERA SECONDO UN NUOVO STUDIO