Il presepe napoletano non è semplicemente un presepe costruito a Napoli, da chi lo fa per mestiere o da qualunque padre di famiglia che abbia piacere a trascorrere un po’ di tempo coi suoi figli, piazzando qua e là sul muschio delle statuine. Il presepe napoletano è il concentrato di secoli di storia, cultura, simboli, leggende e dicerie, che si sono dati appuntamento nello stesso posto, su una pedana stabile. Uno dei personaggi che meglio rappresenta questo concorso di elementi è Benino, il pastore dormiente.
Fateci caso. Nei presepi costruiti secondo le regole più tradizionali, in cima al presepe, lontanissimo dalla grotta della Natività, c’è un pastorello che se la dorme beatamente. Questo pastore si chiama Benino, o come alcuni credono, Benito (a causa di una storpiatura prodotta dall’assonanza col nome del Duce nel ventennio fascista). Perché dorme, e perchè si trova nel punto più alto del presepe? Rispondere a queste domande significa addentrarsi in un labirinto dal quale poi è difficile uscire.
Benino non è un pastore raffigurato nell’esercizio delle sue mansioni. Benino sta dormendo. Significa che, poverino, era troppo stanco per assistere alla Nascita di Gesù Bambino? O significa che, a causa della sua giovane età, ha vissuto l’evento in maniera indifferente e distaccata? O non significa nulla e fu la trovata riuscita di un artigiano che volle scolpire qualcosa di simpatico? No, dietro Benino che dorme aleggiano una leggenda ed un mistero ben più profondi.
La leggenda vuole che Benino stia sognando lo stesso presepe in cui dorme, o se volete, stia dormendo nello stesso presepe che sta sognando. E poiché quel presepe è il frutto del suo sogno, svegliare Benino vorrebbe dire l’istantanea estinzione del presepe. Fin qui la leggenda. Il rischio dell’evaporazione di un presepe, è reale? Il problema non si pone, vista l’obiettiva difficoltà a svegliare una statuina che dorme. Chi invece ritiene di poterlo fare, ce lo faccia sapere e provvediamo noi a chiamare la neuro.
Se invece vogliamo sbrogliare il mistero di questa leggenda un po’ più seriamente, dobbiamo far riferimento alle caratteristiche di Benino: è un pastore, è nel presepe della Natività, sta dormendo. Cominciamo con un progenitore illustre di Benino. Sapete chi era il Dio dei Pastori, nella Grecia Antica? Era il Dio del Tutto, il Dio Pan, che sognava un nuovo ordine per l’universo, dopo averne confuso le carte. Il Dio Pastore, dormendo, sognava il nuovo ordine. Vi suona familiare?
A Napoli il tema pastorale si lega a quello della Natività per la prima volta in epoca latina, con Virgilio (campano) e le sue Bucoliche (la quarta annuncia un nuovo mondo di pace, nato nel segno di un bambino); nel ‘400 con Sannazzaro, autore di Arcadia (un poema scritto in lingua volgare, e dedicato alla Vergine Partoriente); nel ‘700 (l’epoca d’oro del presepe napoletano) con il movimento poetico dell’Arcadia, che ha nei suoi simboli chiave proprio Gesù Bambino.
Altra caratteristica particolare di Benino è il fatto che stia dormendo. Il tema del sonno e del sogno è stato affrontato in ogni epoca, letteratura, e corrente di pensiero. Impossibile non citare Dante, la cui visione nella Divina Commedia scaturisce da un sonno che produce smarrimento. Nel Rinascimento fece scuola la “Hypnerotomachia Poliphili”, un testo nel quale il protagonista, addormentandosi, rivive tutti i fasti ed i drammi dell’Antichità.
Impossibile non citare anche il passo evangelico dal quale sicuramente è scaturito un pezzo considerevole di Benino: “E gli angeli diedero l’annunzio ai pastori dormienti”. Tutte queste suggestioni letterarie, storiche, religiose, popolari, contribuirono alla nascita di Benino e della sua leggenda. Ciò che resta da chiarire è il significato di quella leggenda. Come può il presepe nascere dal sogno del Pastore Benino?
Il sogno di Benino non deriva dal sonno ozioso di un giovincello stanco. Il suo sonno rappresenta uno stato di sospensione della coscienza, un momento nel quale l’uomo abbandona le sue logiche quotidiane, ed entra in una dimensione diversa, più aperta alle suggestioni del creato e della natura. E’ da quella rinuncia alle logiche umane che può sprigionarsi una visione come quella del presepe.
Ed è per questo che Benino si trova nel punto più alto del presepe: perchè la sua visione, tra mille viottoli, discese, e dirupi, sfocia attraverso un viaggio irto di simboli ed interpretazioni (ogni pastore, ogni edificio, ogni dettaglio dei veri presepi napoletani ne hanno) nella grotta sottostante, dove albergano Giuseppe, Maria, Gesù Bambino, ed il mistero della Natività. Cosa accadrà quando Benino si sveglierà? Il presepe va davvero in frantumi, e lascia il posto alla consapevolezza del nuovo mondo sognato.
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