Vomero

Schiattamuorto, origini della figura nella tradizione napoletana

Chi è lo schiattamuorto? Questa figura non era altro che quella del becchino, ovvero, colui che seppelliva i morti. La mansione del necroforo non era solo limitata al deposito dei corpi privi di vita. Egli, infatti, sistemava i defunti prima dell’arrivo dei parenti e, all’occorrenza, aggiustava anche le ossa e portava la bara fino al cimitero per seppellirla nella fossa. Tale figura era stimata dai napoletani poiché veniva riposto in lui un’enorme fiducia e la gestione dei propri cari. Lo “schiattamuorto” era anche un profilo temuto poiché considerato, secondo il folklore napoletano, un portatore di sfortuna e spesso al suo passaggio non mancavano richiami a riti scaramantici.

Antonio De Curtis “O’Schiattamuort”

L’ORIGINE DELLA PAROLA “SCHIATTAMUORTO” – Il termine napoletano “schiattamuorto” deriva principalmente dall’usanza dei becchini di bucherellare i corpi dei defunti per verificarne la certezza della morte. Secondo altri studiosi della lingua napoletana, invece, la parola avrebbe origini seicentesche e riprendeva il termine “schiattare” ovvero “spremere”, in quanto la pratica usata era quella di comprimere tutti i corpi all’interno della bara o quella di far perdere ai cadaveri tutti i liquidi in modo tale da aumentare la capacità di contenimento delle casse da morto. L’espressione “schiattamuorto” ha anche un’origine francese, discendente dalla parola francese “croquemort” che è formato dai vocaboli “croque”, letteralmente “divora”, e “mort” cioè “morte”.

La parola in questione si riferiva a qualunque animale si nutrisse di carogne e corpi morti. Secondo una credenza popolare il vocabolo italiano “beccamorto” risale al Medioevo, quando la pratica comune era chiamare il medico per verificare se un uomo fosse realmente morto. Il dottore verificava allora se il presunto defunto si muovesse infliggendogli dolore ed era solito mordergli una parte del piede, solitamente, l’alluce. Se non registrava nessuna risposta allo stimolo ne certificava la morte e si poteva procedere alla sepoltura.

CURIOSITA’ – Nella smorfia napoletana sognare il becchino, vale a dire esprimere il proprio terrore nei confronti della morte, inoltre, inquieta il sognatore accendendo in lui un campanello di allarme poiché preannuncia malasorte. Proprio a Napoli nel giugno del 2015 è nato un programma di documentazione, interamente dedicato alla figura dello “schiattamuorto”, andato in onda per la prima volta su Sky Explora in un format di otto puntate. Protagonista dello show “Morti e Stramuorti”  è una famiglia di becchini, composta da quindici persone, intenta a mostrare al pubblico “l’arte” di trattare i defunti.

Maria Grazia Celardo

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