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Referendum, il NO ha vinto e Renzi si è dimesso: che succederà ora in Italia?

È proprio vero, negli ultimi mesi i referendum portano male ai governi che li promuovono. Il dato è ormai ufficiale, il popolo italiano ha deciso: il NO ha stravinto con circa il 60% delle preferenze contro il 40% del SI. Si sono recati alle urne circa il 68% degli aventi diritto: c’è stata un’affluenza molto alta rispetto alle precedenti tornate elettorali. Gli elettori hanno scelto di bocciare la riforma del governo. La sconfitta del SI ha provocato un terremoto politico. Infatti, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, ha annunciato le sue dimissioni. Alla faccia dei complotti, del voto all’estero e delle matite “magiche”.

In Campania, hanno votato circa il 60% dei cittadini e il NO ha stracciato il SI con il 70% dei voti. A Napoli, dove si è espresso il 58% degli elettori, il SI ha raggiunto appena il 30%. In generale tutto il Sud Italia si è mostrato unito nel votare NO alla riforma costituzionale. Adesso, vista l’esultanza del Sindaco Luigi De Magistris, come sarà il rapporto istituzionale con il Governatore Vincenzo De Luca che invece esce a pezzi da questo referendum?

Referendum, il NO ha vinto e Renzi si è dimesso: che succederà ora in Italia?

Nonostante il Pd abbia perso (o meglio è stata sconfitta l’area renziana), è giusto sottolineare che ha comunque una maggioranza in Parlamento, anche se risicata al Senato. Ora possono nascere tre diversi scenari e la partita è nelle mani dell’arbitro che abita al Quirinale: il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

NUOVO GOVERNO RENZI – Matteo Renzi si reca dal Presidente Mattarella rassegnando le dimissioni. Il garante della Costituzione stabilisce di conferire nuovamente l’incarico al Segretario del Pd che dovrà chiedere la fiducia in Parlamento. Il nuovo governo Renzi dovrà varare una legge elettorale per poi andare alle urne nel 2018. Questa sarebbe una soluzione poco quotata.

GOVERNO DI SCOPO – Dopo che Renzi ha rassegnato il suo mandato al Quirinale, Mattarella farà le dovute consultazioni con i vari schieramenti politici per comprenderne le intenzioni. È molto probabile che l’incarico di un esecutivo provvisorio venga assegnato ad un uomo del Pd. Quest’ultimo dovrà comunque avere la fiducia delle Camere e fare una nuova legge elettorale per andare al voto del 2018. È questa la modalità più probabile, considerando anche che Forza Italia darebbe il suo appoggio ad un governo del genere.

ELEZIONI SUBITO – Lega Nord, Movimento 5 Stelle e Fratelli D’Italia chiedono a gran voce di andare subito al voto. Questo comporterebbe un’azione immediata del Parlamento per modificare la legge elettorale attuale. Infatti, al momento, c’è un sistema elettorale diverso per le due camere: il proporzionale al Senato e l’Italicum alla Camera. Quest’ultimo scenario è difficile che si realizzi.

Però non è possibile fare i conti senza l’oste. È necessario considerare alcuni aspetti che sono fondamentali per il futuro politico del paese. Il Parlamento è in attesa della sentenza definitiva della Corte Costituzionale sull’Italicum. Le camere si muoveranno a legiferare sulla legge elettorale prima o dopo la decisione della Corte?

Matteo Renzi resterà per sempre in panchina o tornerà in gioco per le prossime competizioni politiche? Il premier si è dimesso ma ha dichiarato “mi rimetterò in corsa“. Questo vuol dire che il Segretario del Pd si preparerà al congresso del partito con l’obiettivo di partecipare alle future elezioni. La minoranza del Pd che sta festeggiando è avvisata: la resa dei conti interna al Partito Democratico è vicina. Renzi dovrà anche capire se spostare le sue iniziative più a sinistra, abbandonando il sostegno di Alfano e Verdini, oppure lasciare l’asse politico sempre più al centro. Nel frattempo vedremo che atteggiamento avrà nei confronti del nuovo esecutivo, in una veste nuova e non più da Presidente del Consiglio (per la serie “Avete visto che era meglio quando c’ero io?“). Infine una suggestione: e se Renzi diventasse di nuovo premier ma dimettendosi dal ruolo di segretario di partito? Potrebbe essere il giusto compromesso per tenere unito il Partito Democratico.

Intanto, sullo sfondo, come si muoverà il centro destra? Silvio Berlusconi porta a casa un’importante risultato. La vittoria del NO ha dato una spallata al governo e gli consente legittimamente di sedersi al tavolo delle riforme. Forza Italia torna forte sia rispetto al Pd che nei confronti dei moderati che non vogliono una supremazia di Lega e Fratelli D’Italia. Sullo sfondo ci sono un nuovo e possibile Nazareno ma anche una coalizione di cui potrebbero far parte il Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano e l’API di Denis Verdini. Una cosa è certa: la destra divisa non ha i numeri per diventare maggioranza di governo. Tutto dipenderà dalla prossima legge elettorale e dagli accordi che prenderanno i vari leader sul come presentarsi alle prossime elezioni. Con la Corte di Giustizia Europea che si pronuncerà sulla candidabilità dell’ex Cavaliere, ci sono primarie in vista?

Il NO ha vinto, Renzi si è dimesso

Renzi è ferito ma non sconfitto, il Caimano è tornato ed ha dimostrato che ancora oggi, senza di lui, il centro destra non esiste. Per le prossime elezioni si faranno la guerra ma prima hanno due obiettivi: il segretario del Pd deve fare i conti una volta per tutte con la minoranza del partito. Berlusconi dovrà trattare con Salvini, la Meloni e i “figliol prodighi” Alfano e Verdini (che difficilmente resteranno in orbita renziana dopo la vittoria del NO al referendum). Nel frattempo c’è uno scopo comune: fare una nuova e condivisa legge elettorale, per poi andare al voto e scongiurare una vittoria dei grillini, la cui capacità di governo resta ancora una grande incognita per il paese.