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Che cos’è una stesa di camorra e perché si chiama così

Incutere timore, marcare il territorio, lanciare un messaggio. C’è questo dietro le ‘stese’ di camorra che da qualche anno a questa parte sono tornate d’attualità a Napoli.

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Raffiche di proiettili esplosi a casaccio da pistole o mitragliatrici da parte di uomini, spesso giovanissimi, a bordo di motorini. Proiettili che possono finire ovunque. Contro palazzi, saracinesche, auto in sosta o contro balconi e finestre. Proiettili che possono anche entrare nelle abitazioni mentre tu dormi (è successo nel settembre del 2015 nel Rione Traiano a Napoli quando due vecchiette si svegliarono terrorizzate). Proiettili che possono anche raggiungere chi in quel momento si trova, suo malgrado, in strada. E’ successo nel Rione Sanità lo scorso settembre 2015 quando la ‘stesa’ non ha lasciato scampo a Genny Cerarano, 17 anni, il cui unico errore è stato quello di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Non a caso il termine ‘stesa’ sta anche, o soprattutto, per questo: stendersi a terra per rifugiarsi dalla raffica di proiettili e salvare la pelle. Così come ‘stesa’ sta anche per estendere il controllo sul territorio che si vuole conquistare o tenere sotto il proprio predominio.