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Tutto quello che non si è mai detto sulle “Case Chiuse” di Napoli

La storia ci racconta che Napoli offriva piaceri per tutti e soprattutto per tutte le tasche, c’era la casa di tolleranza in piazza Matilde Serao riservata ad un pubblico più benestante, chi non aveva grandi pretese si rivolgeva a Montesanto nella casa delle “tre vecchiarelle” dove invece di avvenenti signorine c’erano disponibili donne mature. A Chiaia invece c’erano le case per chi poteva permettersi di più, andavano i politici e gli intellettuali che volevano compagnia. C’era anche la casa riservata ai militari dove le prostitute erano straniere. Non mancavano invece quelle destinate alla classe popolare, una di queste sorgeva nei Quartieri Spagnoli e per poche lire si otteneva tanto. C’era invece a Vico Sant’Anna di Palazzo “La suprema” oggi divenuta il Chiaja Hotel De Charme, ritrovo per facoltosi.

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Le case di tolleranza a Napoli ebbero un vero e proprio boom, vuoi per l’occupazione durante la guerra, vuoi per la fame: fino al 1958 c’erano oltre 900 case aperte. Qualunque zona di Napoli era coinvolta, ma il più grande quartiere a luci rosse d’Europa si estendeva nella zona Quartieri Spagnoli – Chiaia. Le case erano controllate e regolamentate, era vietato infastidire le ragazze, la tariffa includeva spesso un bidet caldo, acqua di colonia e un asciugamano in seta con una piccola aggiunta. Ovviamente non in quelle popolari dove contava solo la sostanza. Come ricorda Alberto Sordi non erano destinate ai pervertiti ma solo a uomini che cercavano un po’ di piacere facile.

L’associazione culturale Insolitaguida organizza un tour divertente e originale che porta a conoscere l’aspetto vizioso della città di Napoli. Una passeggiata di un’ora e mezza che guida il turista all’interno di un circuito dimenticato.