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Guallera: origini della parola e modi di dire napoletani

Guallera o uallera che dir si voglia, ha una derivazione dal termine arabo “wadara” (propriamente tradotto ernia) e si riferisce in particolar modo all’ernia scrotale quando raggiunge la sua fase di rigonfiamento massimo provocando notevoli fastidi.

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La transizione di questo termine al napoletano si è distaccata dal suo uso medico e ha ripreso l’etimologia della parola per cavarne il suo significato più intrinseco, ovvero la scocciatura che deriva dall’avere una sacca scrotale così ingrossata. Pertanto, si utilizza il termine indicando qualcosa o qualcuno che provoca un grande fastidio come gli scocciatori. È tipico sentire “c’è abbuffato ‘a guallera” una maniera colorita per dire che quella situazione o quella persona è diventata insopportabile.

Espressioni più o meno utilizzate in napoletano sono:

Chi tene ‘a guallera l’ha dda dicere a tutte quanto (Chi ha un difetto non deve nasconderlo)

‘A femmena muscetta fà scénnere ‘a guallera dint’ a ‘e cauzette (Una donna senza passione è triste)

‘O cchiù bunariello, tene ‘a guallera e ‘o scartiello (In certe situazioni si è rovinati)

Essere ‘na guallera cu ‘e filosce (Indica una persona con un carattere pesante)

Guallere e pazze veneno ‘e razze (Difetti fisici e psichici sono ereditari)

Invece  i napoletani indicano con “sei una guallera” persone lente che non si sbrigano a fare una determinata cosa oppure “par’ ‘a uallera” per dire che hai un comportamento pessimo. Espressione molto divertente “m’ hê fatto ‘a guallera â pizzaiuola” dove si fa riferimento ad un tipo di carne (carne alla pizzaiola) schiacciata. Invece la “guallera cu ‘e filosce” è una guallera simbolicamente appesantita e flaccida perché imbottita.

Per concludere un simpatico video del cantautore partenopeo Federico Salvatore che attraverso le rime canta in modo ironico una delle espressioni più utilizzate a Napoli.