Sono coinvolti anche quattro vigili urbani nell’associazione a delinquere che ha realizzato decide di truffe alle compagnie assicurative.
L’organizzazione, attiva nei comuni casertani di San Marcellino e Villa di Briano, simulava il furto o la rapina del veicolo così da percepire, indebitamente, l’indennizzo da parte dell’assicurazione. Successivamente le auto in questione venivano rivendute a terzi, con un secondo, illecito, profitto.
Questa mattina in carcere e ai domiciliari sono finite otto persone indagate per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla truffa in danno di compagnie assicurative, falso ideologico e materiale, simulazione di reato e corruzione di pubblici ufficiali.
TUTTO PARTE DA UN OMICIDIO
Il provvedimento cautelare scaturisce da un’articolata indagine, iniziata nel maggio 2015, che il 4 gennaio 2016 ha portato all’emissione di un’ordinanza cautelare in carcere nei confronti di due fratelli (Arturoi e Cipriano Cioffo), colpiti da gravi indizi di colpevolezza per l’omicidio della cittadina rumena Mariana Veronica Sologiuc.
Dietro all’omicidio della donna, l’inserimento della stessa vittima nel traffico illecito di autovetture gestito dai due indagati. Quest’ultimi avevano affidato alla donna un ruolo nell’associazione a delinquere, poi in seguito a dissidi nella gestione dei proventi derivanti dell’attività delittuosa, maturarono la decisione di eliminarla.
Dall’attività investigativa è emerso che, nel contesto del più ampio traffico illecito riguardante le auto, anche di lusso, venivano anche acquistati ed assicurati contro il furto e la rapina veicoli di ingente valore economico.
L’organizzazione poi simulava il furto o la rapina del veicolo così da percepire, indebitamente, l’indennizzo da parte dell’assicurazione. Successivamente le auto in questione venivano rivendute a terzi, con un secondo, illecito, profitto.
IL RUOLO DEI VIGILI
In tale vicenda è risultato determinante l’apporto fornito da quattro appartenenti alla Polizia Municipale di Villa di Briano e di San Marcellino, tutti destinatari di misura cautelare agli arresti domiciliari, i quali, secondo l’ipotesi accusatoria, in palese violazione dei loro doveri ed al fine di consentire ai sodali la vendita del bene già indennizzato dalle compagnie assicurative redigevano, dietro corrispettivo in denaro, falsi verbali di rinvenimento dei veicoli, omettendo di comunicare la circostanza del loro ritrovamento alla società assicurativa che avrebbe dovuto rientrarne in legittimo possesso.