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Gioacchino Murat, il sovrano “letterato” e delle opere pubbliche odiato dal clero

Amato dal popolo per la bella presenza, Gioacchino Murat è diventato re di Napoli nel 1808 su nomina di Napoleone Bonaparte. “Gioacchino Napoleone“, come è stato soprannominato dai suoi sudditi, è entrato nelle simpatie dei napoletani per il carattere sanguigno, il coraggio fisico, il gusto per lo spettacolo e le attenzioni ai più poveri.

Gioacchino Murat, il sovrano delle opere pubbliche odiato dal clero

Le iniziative di Murat

Gioacchino Napoleone si è fatto conoscere dai napoletani grazie ad una vittoria militare. Infatti il futuro sovrano di Partenope è riuscito a scacciare gli inglesi dall’isola di Capri. Nominato re di Napoli, Murat ha fondato l’attuale facoltà di ingegneria, quella di agraria (1809) e nel 1811 la scuola medica di Salerno. Inoltre il re ha avviato opere pubbliche di grande importanza.

Tra queste spiccano il ponte della Sanità, via Posillipo, dei nuovi scavi ad Ercolano e la costruzione di infrastrutture in tutto il Sud Italia. Ad esempio il nuovo sovrano ha fatto sviluppare l’illuminazione pubblica a Reggio Calabria, ha dato il via al progetto per il borgo nuovo di Bari e ha reso possibile il rifacimento del porto di Brindisi.

Il 1 gennaio del 1809, Murat ha introdotto il Codice Napoleonico, l’insieme delle leggi che vigevano all’interno dell’impero guidato da Napoleone. Tra le norme che per l’epoca hanno avuto un’importanza riformatrice, si ricorda quella della legalizzazione del divorzio, dei matrimoni civili e delle adozioni. Proprio per queste politiche rivoluzionarie sulla famiglia, il re si è scontrato più volte con il clero, di cui è diventato, nel corso degli eventi, un nemico.

Nonostante i contrasti con la chiesa, Murat ha avuto l’appoggio dei nobili e dei militari. Infatti, il rinnovo delle cariche nell’esercito con la possibilità di fare carriera, ha consentito al re di essere sostenuto dall’aristocrazia e dai generali. Anche i letterati hanno avuto simpatia per il sovrano voluto da Napoleone. L’apertura di nuovi atenei e l’inaugurazione dell’Accademia Reale hanno permesso agli intellettuali di vedere in Murat una figura che ha avuto a cuore lo sviluppo della cultura nel Sud Italia.

Però Gioacchino Napoleone, oltre alla chiesa, si è fatto un altro nemico: i commercianti. Le tasse alte e il blocco di alcuni settori del commercio, hanno causato l’aumento del mercato nero che è stata una vera piaga per l’economia di Napoli. Inoltre Murat, è stato protagonista di una violenta repressione del brigantaggio.

Con la caduta di Napoleone e il Congresso della restaurazione di Vienna (1815), Gioacchino Murat è stato preso prigioniero dai Borbone e fucilato da un plotone di esecuzione guidato dal Generale Vito Nunziante. Era il 13 ottobre 1815 e si narra che le sue ultime parole sono state: “Risparmiate il mio volto, mirate al cuore!“.