Scampia

Mormile condannato a venti anni: “La condotta era cosciente e volontaria”

Aniello Mormile, il Dj che la notte del 25 luglio 2015 si lanciò con la sua auto in tangenziale contromano è stato condannato a 20 anni di carcere.

Il magistrato ritiene che il ragazzo ha agito coscientemente e con la volontà di compiere il terribile gesto, riguardo al movente si pensa ad un possibile litigio della coppia. L’imputato ha detto di non ricordare nulla di quella notte in cui la sua fidanzata perse la vita, il giudice ha dichiarato “non vi sono ragioni per dubitare della buona fede allorquando afferma di aver parzialmente rimosso gli eventi di quella sera”. Il giurato ha fatto presente che nella cronaca odierna sono numerosi gli episodi in cui i giovani e talvolta anche gli adulti, abbiano questa tendenza a sfidare la morte cercando una sorta di brivido per dare fascino al mondo e alla vita stessa. Viene giudicato capace di intendere l’azione compiuta dal momento che non ha chiesto scusa per il dolore arrecato, non ha manifestato pentimento, non si è offerto di risarcire il danno e non ha fornito alcun contributo a ricostruire l’accaduto né durante le indagini né in giudizio. Mormile ridusse semplicemente ad una “bravata” il suo terribile atto criminale. Come riportato dal magistrato: “La condotta di Mormile era cosciente e volontaria. La scelta di guidare contromano in Tangenziale da lui pienamente voluta e inserita nella sua scellerata azione, anche se del tutto priva di plausibile ragione. Mormile procedeva contromano sulla tangenziale di notte e a fari spenti. Incrociando altre vetture che, disperatamente, cercavano di fargli notare “l’errore” in cui era incorso, non dava alcun cenno di voler desistere, anzi resosi conto che il rischio era moderato sulla corsia che stava percorrendo, addirittura si spostava al preciso scopo di sfidare quanti più automobilisti possibile”.

Il giudice Rosa De Ruggiero, in merito quella folle corsa che è costata la vita a Livia Barbato di 25 anni e all’operaio Aniello Miranda che stava andando a lavoro in auto, dichiara il gesto sconsiderato “dipeso dalla volontà di dimostrare a se stesso e alla povera Livia di esserne capace, di avere il coraggio di andare incontro a una morte che, evidentemente, non temeva. Un atto criminale”, come riportato dalle pagine del Mattino.it.

Giovanni Ibello

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