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Morte Genny Cesarano, il boss pentito: “Fu ucciso dai miei uomini”

A distanza di un anno sono state le dichiarazioni di un pentito a fare chiarezza sulla morte di Genny Cesarano, il 17enne ucciso in piazza Sanità a Napoli all’alba del 6 settembre 2015 in seguito a una “stesa” realizzata da un gruppo di ragazzi in scooter.

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Le parole di Carlo Lo Russo, boss dei “Capitani” di Miano, arrestato nello scorso mese di aprile e divenuto collaboratore di giustizia durante l’estate, hanno chiarito mandante ed esecutori materiali del raid intimidatorio che costò la vita a un ragazzino di 17 anni. Genny Cesarano con la guerra per lo spaccio di droga non aveva nulla a che fare. Il commando di fuoco partì dal vicino quartiere di Miano, area a nord della città, su ordine proprio di Carlo Lo Russo.

In quei mesi infatti era forte lo scontro tra i Lo Russo e gli Esposito-Genidoni-Spina del Rione Sanità per il controllo dello spaccio di stupefacenti. Fu Lo Russo a ordinare la “stesa” per rispondere all’affronto subito pochi giorni prima in via Janfolla, zona considerata da sempre feudo della famiglia Lo Russo. Lo stesso Pietro Esposito, boss del Rione Sanità, venne ammazzato in un agguato il 14 novembre 2015 realizzato dai killer dei Lo Russo.

Inizialmente infatti l’azione camorristica venne associata a una rissa tra ultras avvenuta qualche giorno prima allo stadio San Paolo durante Napoli-Sampdoria. Rissa che coinvolse anche un gruppo di amici di Genny Cesarano, considerati dalla Digos ‘cani sciolti’ (cioè non appartenenti ad alcun gruppo ultras). Non c’entra dunque il tifo violento così come non c’entra la ‘paranza dei bimbi‘, debellata da numerosi arresti nell’estate del 2015 dopo aver messo a ferro e fuoco il centro storico di Napoli (da Forcella ai Decumani allungandosi fin al Rione Sanità).