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Scandalo Asl Napoli 3, soldi a centri privati per prestazioni mai autorizzate: danni per 11 milioni

Cure mai autorizzate ma pagate dall’Asl a tre centri diagnostici privati dell’area Vesuviana. E’ quello che emerge al termine di un’indagine della Corte dei Conti della Campania che ha portato questa mattina la Guardia di Finanza di Napoli a notificare sequestri e richieste di risarcimento per 6,3 milioni di euro.

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Si tratta di una misura cautelare emessa in una più ampia indagine svolta dalla Guardia di Finanza su delega della Procura contabile, che per il momento ha già portato alla segnalazione di un danno erariale alle casse dell’Azienda Sanitaria di Napoli per circa 11 milioni di euro, determinato da illeciti pagamenti a diversi “centri sanitari privati” convenzionati.

Tre dirigenti dell’Asl Napoli 3, un avvocato e due imprenditori dei centri “Diagnostico Plinio srl” con sedi a Portici e a Ercolano e del centro “Terapia fisica Silvia” sono finiti nel mirino dei sostituti procuratori Ferruccio Capalbo e Francesco Vitiello, coordinati da Michele Oricchio, nuovo procuratore della Corte dei Conti.

Il contesto delle indagini riguarda il quadro normativo vigente in materia che lascia alle Regioni il compito di decidere periodicamente gli adeguamenti delle tariffe da corrispondere ai “centri sanitari privati” accreditati per le sole prestazioni di riabilitazione, mentre per le prestazioni specialistiche di altra natura le tariffe vengono stabilite su base nazionale, a cura del Ministero della Salute, in relazione ai rinnovi dei Contratti Collettivi Nazionali.

Gli accertamenti investigativi svolti hanno avvalorato la ipotesi accusatoria che alcuni “centri sanitari privati”, hanno illegittimamente richiesto alla Azienda Sanitaria il pagamento di ingenti somme, a titolo di adeguamento tariffario, per prestazioni per le quali non erano autorizzati.

Peraltro, è stato appurato che la ASL NA3 ha provveduto a pagare quanto richiesto senza farsi carico di svolgere alcun minimale accertamento nel mentre sarebbe stato sufficiente incrociare l’elenco dei centri abilitati – dal quale emergono le specialità di cui essi si occupano – con le richieste pervenute per rendersi conto che ad essi non sarebbero spettati i citati emolumenti, in quanto non autorizzati ad occuparsi di riabilitazione.

Tra le sei persone invitate a comparire ci sono Salvatore Brancaccio, direttore del distretto sanitario 34 dell’Asl Napoli 3 Sud, al quale è stato anche disposto un sequestro da 1 un milione e 350mila euro per un danno da un milione e 800mila euro; Maurizio D’Amora, direttore generale dell’Asl Napoli 3 Sud, che ha ricevuto un invito a dedurre per un danno da 150mila euro; Felice Maiorana, dirigente del distretto 55 dell’Asl Napoli 3 Sud per un danno da un milione di euro; Chiara Di Biase, avvocato e direttore del servizio affari legali dell’Asl per un danno da 859mila euro.

Infine i due proprietari dei tre centri diagnostici finiti nel mirino: Antonio Mancino, rappresentante legale del centro di terapia fisica Silvia di Portici, e Pasquale Esposito rappresentate legale del centro diagnostico “Plinio” di Portici e di Ercolano.