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Napoli la città che “traballa”: il centro storico cade a pezzi

Continuano i crolli a Napoli. Dopo le forti piogge dei giorni scorsi, la centralissima Via Toledo è stata interessata da un altro crollo. La stessa centralissima Via Toledo, dove due anni fa moriva Salvatore Giordano, il ragazzino di 14 anni colpito da un cornicione staccatosi da Galleria Umberto.

Napoli la città che "traballa": il centro storico cade a pezzi

A distanza di due anni poco è cambiato. Sebbene dopo quel tragico episodio si intervenne “ingabbiando” gran parte dei monumenti storici cittadini, Teatro San Carlo, Palazzo Reale e la stessa Galleria Umberto I, non si può dire che la città abbia cessato di “traballare”. Basta vedere l’ultimo crollo avvenuto in Via Toledo per rendersene conto. E anche in questo caso, così come in altre cadute avvenute in città, è stata soltanto una coincidenza che nessuno si sia fatto male. O nella peggiore delle ipotesi che nessuno sia morto.

Anche per questo crollo si è provveduto a spicconare le parti dell’edificio interessate dal danno e a chiudere un tratto di marciapiede per sicurezza. Alcuni residenti dello storico palazzo hanno spiegato che i lavori erano stati fatti soltanto sei anni fa e, dunque, la società edile, che ha svolto gli interventi, dovrà rispondere di questo crollo.

Napoli la città che "traballa": il centro storico cade a pezzi

Sono molteplici i cedimenti che hanno interessato il centro storico cittadino. Il problema è che Napoli continua a traballare e ancora non si è fatto niente per creare un piano d’intervento, volto a mettere in sicurezza gli edifici. Purtroppo, però, a Napoli c’è l’usanza di intervenire solo a tragedia avvenuta, diversi episodi lo dimostrano, non ultimo quello di Salvatore Giordano.

Sarebbe opportuno abbandonare la pratica del “Quando succede ci penso” e abbracciare quella del “Prevenire è meglio che curare“. Questo per evitare il ripetersi di tragedie o comunque di incidenti. Un punto di partenza, ad esempio, per quanto riguarda gli edifici condominiali, potrebbe essere quello di richiedere annualmente una perizia che certifichi lo stato di sicurezza di un palazzo. Magari creando una task force comunale che si occupi di effettuare le verifiche. Questa, ovviamente, resta solo un’ipotesi, ma da qualche parte si dovrà pur iniziare.