Voce di Napoli | Navigazione

Il racconto di Tiziana ai pm: “Ero depressa, ecco perché ho fatto i video”

Un gioco virtuale a scopo sessuale in un momento di instabilità psicologica“. Sono queste le parole con le quali Tiziana Cantone, morta suicida martedì scorso nella cantina della sua abitazione a Mugnano di Napoli, ha presentato querela nel luglio del 2015 dopo la diffusione, a sua insaputa, dei video hard diventati presto virali in rete.

tiziana-cantone-caos-funerali

Tiziana nei mesi precedenti aveva iniziato una “corrispondenza virtuale” dovuta a “un momento di depressione“. Oltre ai video, foto sensuali, spesso con alcune parti del corpo nude, inviate via Whatsapp a quattro uomini, oggi indagati per diffamazione. L’indagine è affidata al procuratore aggiunto di Napoli Fausto Zuccarelli e al pm Alessandro Milita.

I quattro indagati sono due fratelli emiliani originari di Battipaglia (Salerno), E.I. e A.I., un brindisino residente a Milano, C.R., e un napoletano, L.L., di cui viene indicato il nickname che usa su Facebook: Luca Luke. Nessun riferimento invece al fidanzato, Sergio Di Palo, accusato dalla madre di Tiziana di aver plagiato la figlia e averla costretta a tenere rapporti sessuali con altre persone.

Oltre a questa inchiesta, la procura di Napoli nord dopo il suicidio di Tiziana ne ha aperto un’altra per istigazione al suicidio, dove al momento non figurano persone indagate. Al giudice civile di Aversa, nel luglio del 2015, Tiziana chiese la rimozione dei video dai siti e dai motori di ricerca, aggiungendo di essersi fatta riprendere volontariamente e in piena coscienza, specificando poi che i video in questione erano ben sei.

La 31enne ha poi raccontato che da quel 25 aprile, giorno della diffusione del primo video hard, la sua vita è completamente cambiata. Quel giorno mi chiamò un mio amico e mi disse di avermi vista in un video su un sito porno ha raccontato riconoscendo poi le immagini e ricordando pure a chi dei quattro amici virtuali le aveva mandate. Questa è solo la prima di una serie di scoperte su diversi siti porno prima che il fenomeno diventasse virale anche attraverso Whatsapp e Facebook.

Sulle indagini e sulla diffusione dei video, arrivano anche le parole di uno dei fratelli originari di Battipaglia: “Non devo spiegare proprio nulla, la storia sta per essere archiviata e io non c’entro nulla con quello che si legge in queste ore“. “Con il video, i miei assistiti non c’entrano” ha aggiunto poi Marco Martello, avvocato dei due fratelli.

Caso Tiziana Cantone: quando il giornalista non fa bene il suo lavoro

Tiziana Cantone vittima del voyeurismo non del web

Suicidio Tiziana Cantone: aperta un’inchiesta per istigazione al suicidio