È in corso i questi giorni la “guerra” di San Gennaro: il ministro Angelino Alfano e la Curia di Napoli, guidata dal cardinale Crescenzio Sepe, hanno messo le mani sul tesoro del patrono di Napoli. Esiste infatti dal 1601 un organismo laico che si occupa della sorveglianza del tesoro e della cappella, e un decreto del ministero dell’Interno ha modificato i criteri di nomina dei suoi membri. Secondo le nuove disposizioni, infatti, ai discendenti delle famiglie nobili del capoluogo campano si affiancherebbero 4 membri nominati della Curia, cioè del cardinale Sepe, facendo così perdere alla deputazione il suo carattere secolare di laicità e di autonomia dall’arcidiocesi partenopea. L’organizzazione in quanto laica è presieduta, infatti, dal sindaco partenopeo e su di essa il cardinale non ha alcuna giurisdizione.
La deputazione di San Gennaro fa ricorso al Viminale contro queste modifiche. Il decreto del ministro degli Interni trova la sua giustificazione in queste parole, spiegate da Riccardo Imperiali di Francavilla, delegato per gli affari legali della deputazione, per cui la deputazione verrebbe equiparata a una Fabbriceria e rinomina arbitrariamente gli undici deputati in carica. Le Fabbricerie sono enti che provvedono al mantenimento dei beni dei luoghi sacri, riconosciuti come persone giuridiche e vigilati dallo Stato, composti anche da rappresentanti ecclesiastici, ed è questo l’oggetto della contesa.”Tutto questo non può assolutamente valere per noi» ribadisce il delegato legale della Deputazione «perché la Curia non ha nulla a che vedere con la Cappella. Tra l’altro in mezzo millennio il Vaticano non ha mai versato un solo centesimo, per nessun motivo, alla nostra istituzione e i pontefici in più occasioni hanno ribadito la nostra totale autonomia“.
I custodi del tesoro raccontano anche dei crescenti episodi di tensione con il cardinale Sepe che dal 2000, anno della sua nomina, ha cercato spesso di mettere le mani su questa nomina. Sulla questione si è anche espresso il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, che ha anche rappresentato con le su parole, lo stato d’animo di tutti i fedeli napoletani :”Nelle prossime ore mi impegnerò per fare i necessari passi giuridici, amministrativi e istituzionali affinché non ci siano strappi ma affinché si continui a lavorare per aprire una nuova fase, ma senza snaturare la storia che ci ha consegnato San Gennaro”, aggiungendo che si tratta di una questione “giuridicamente controversa” di cui ha già parlato con il prefetto di Napoli, Gerarda Pantalone. Il sindaco è “contrario” rispetto alla strada intrapresa dal decreto del Viminale in quanto afferma che San Gennaro è per Napoli un patrimonio che va al di là della religione, è un simbolo culturale che appartiene a tutti i napoletani.